Prima intervista italiana: il vino 2.0 de la Cascina i Carpini

Sveglia alle 6.15, ancora qualche minuto sotto le coperte, e poi in piedi. Alle 7.30 del mattino infatti la pallida luce del sole fa già capolino, il tempo delle stagioni è sempre sorprendentemente fedele a se stesso.

Raggiungiamo il più velocemente possibile Brescia Est, dove Paolo ci attende, per accompagnarci nella sua Cascina i Carpini.

Il viaggio è molto piacevole, si parla di lavoro, università, cultura, luoghi comuni e un pò meno, Paolo è una persona molto aperta, di larghe vedute, la sua attitudine ad essere “multitasking” lo rende intraprendente e perspicace.

Dopo la luce del mattina ecco la neve che, frangendosi delicata contro i vetri dell’auto, illumina le campagne della Pianura Padana.

Inizio ad ascoltare Paolo, che mi racconta la particolarità dei colli Tortonesi, e del loro essere sempre stati un territorio di confine tra 4 regioni, cosa che ha loro conferito una cultura e delle tradizioni un pò kaleidoscopiche… Un terra un pò contesa, che ha garantito l’integrità di fauna e flora; l’antica via del sale dimenticata.

L’aria fredda delle Alpi incontra la pianura Padana, e scontrandosi con le correnti marine si ferma e lascia che la forza di gravità la trasformi in precipitazioni.

La zona è termale, le fertili falde di acqua termale pulita passano sotto le vigne… Quando piove l’acqua viene drenata, e quando c’è siccità l’umidità viene trattenuta e vini sono limpidi, come l’acqua appunto. C’è un bosco incantato che protegge le vigne, habitat naturale di una fauna naturale predatrice dei parassiti della vigna.

Vasche interrate, restituiscono acque pulite… Piccoli pezzi di un puzzle che crea indicibile valore.

Il web 2.0?

All’inizio entri, e magari fai un pò di rumore… E poi prendi, e poi dai… C’è un pò di Mauss e Baudrillard all’inverso in tutto questo, e il dono risolve la questione della mercificazione.

I vini?

Tutti cru, per entrare in confidenza con la vigna: i cicli di vita della vigna e quelli dell’essere umano si svolgono su una stessa nota, e l’ha vigna rispecchia un pò il carattere di chi l’ha piantata, che con diligenza deve permetterle di sviluppare i propri talenti.

Le etichette dei vini d’arte?

Quando Paolo ha piantato le sue vigne ha passato del tempo a degustare l’uva, gli acini, e traduceva la sensazioni organolettiche in colori… Poi a seconda del tipo di tavolozza ha fatto il vino, brezza d’estate : timorasso, giallo, verde, colori caldi… Rugiada del mattino: azzurro, viola, grigio… 5 vitigni per farla, piantati con dedizione pianta per pianta e così altri colori. Il vino vero é il vino che resta vivo nella bottiglia.

Tutto il resto lo scoprirete attraverso i vini della Cascina i Carpini.

Per il momento il mio preferito è Chiaror Sul Masso, delicato, persistente ma non troppo, con la bollicina giusta per me.. ma la Barbera Superiore Bruma d’Autunno 2006 è talmente perfetta da piacere anche a me… Ma non sono un’esperta di vini, quindi ai posteri degustatori l’ardua sentenza 😉