Competenza, eleganza e femminilità… (e una buona dose di eredità;)

C’era una volta, una giovane e bella ragazza, figlia di un re del mercato immobiliare nella regione dello Champagne. Viveva in un elegante castello bordolese le cui finestre dominavano un vigneto di 82 ettari.

Per i suoi 25 anni, tre anni dopo aver acquisito il suddetto vigneto, suo padre le affida la gestione economica del meraviglioso vigneto, ma correda il regalo con di un arduo compito: Le Château- La Lagune, all’epoca in declino, doveva diventare redditizio.

Sette anni più tardi, con l’ingiunzione paterna sempre in testa, Caroline Frey, percorre velocemente i filari delle vigne d’Haut Médoc. In questo inizio di giugno, i preziosi ceppi di cabernet sauvignon, di merlot noir e di petit verdot iniziano a vestirsi di verde e di fiori.

Qualche lavoratore stagionale se ne prende cura affichè i piccoli boccioli diventino dei promettenti grappoli. Caroline Frey si infila con grazia tra di loro,  indaga sulla loro quotidianità, ma con la distinzione di una castellana.

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Con un bel diploma di enologa, dopo aver condotto dei brillanti studi di chimica, supervisiona tutte le tappe di produzione del suo vino: dalla piantagione all’imbottigliamento, passando per i trattamenti e per la crescita, nulla sfugge alla giovane dirigente.

E non essendo il tipo di persona che fa panegirici sorridendo, parla di vino tecnicamente, con professionalità e competenza.

La fata Frey, perde rapidamente le sue pailletes quando evoca termini come “vendemmia in verde” , “fermenti lattici” e “fermentazione alcolica”.

Oltre ai suoi vigneti siti nel Bordolese, Carolina sorveglia da poco anche le produzioni della casa vinicola Paul Jaboulet Aîné, nella valle du Rhône, acquisita da suo padre nel 2006 .

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“Gli investimenti finanziari sono colossali. Qui, nella regione del  Medoc, abbiamo investito 19 milioni di euro per implementare la proprietà, in capitale umano e materiale”

Stessa strategia adottata per Jaboulet, questa casa vinicola di Tain-L’Hermitage, nel cuore del Côtes du Rhône: si tratta del risveglio da un quasi coma della qualità.

L’intenditrice tira anche i fili della borsa, con un’imperativo: migliorare la qualità del vino per aumentare i prezzi e ristabilire gli investimenti. Non così evidente e semplice quando le parcelle, le vigne e l’esposizione al sole sono le stesse per tutti. Se un certo “determinismo del terroir” riduce fatalmente i margini delle sue manovre, la proprietà raccoglie ora i frutti dei suoi investimento e del suo lavoro di vinificazione. Prima della rilevazione della famiglia, la produzione Château-La Lagune vendeva delle primizie a 20 euro a bottiglia che oggi sono vendute ad almeno il doppio.

“Siamo molto esigenti nella selezione dei grappoli, per questo produciamo meno. A partire da un calcolo contabile raffinato quanto quello applicato alla vinificazione, le nuove dotazioni dovrebbero essere redditizie entro dieci o vent’anni” calcola Caroline. Per il Château-La Lagune, il ritorno degli investimenti si traduce già nel Parker, bibbia veritiera della degustazione pubblicata dall’americano Robert Parker, il solo uomo – con suo padre e Patrick Poivre D’Arvor – di cui Caroline tiene la foto sulla sua scrivania.

Dall’arrivo di Caroline la nota dello Château è passato da 87 a 97 su 100, tenendo presente che ogni punto supplementare è costato circa 2 milioni di euro alla famiglia Frey.

Il suo sogno: ottenere 10o su 100 nella guida “Parker”

Dopo il lavoro sulla qualità intrinseca, bisogna assolutamente passare al marketing.

E in questo campo, Caroline Frey, lo ammette volentieri di avere il suo asso nella manica.

“Niente glamour, piuttosto di eleganza, con delle argomentazioni all’altezza dei conoscitori” Qualche volta capita, per vendite prestigione a New York, a Londra o a Ginevra, che Caroline indossi persino l’abito da sera. I commerciali della grande distribuzione, sono molto duri nella negoziazione, molto poco per lei. “Il Château-La Lagune non viene venduto attraverso la grande distribuzione, ma nei piccoli negozi, presso le piccole enoteche e i ristoranti. All’Estero, l’equipe commerciale si rivolge a ristoranti stellati, che coadiuvano l’immagine. Come il vino, la marca si costruisce attraverso tappe, secondo un piano prestabilito”

Il sogno della fata Caroline? “Obternir 100 sur 100 dans le guide de Robert Parker”

Si tratta di una traduzione libera di un articolo presente sul mensile economico francese “L’Expansion” di luglio-agosto 2010, interamente, o quasi dedicato ad una ricerca sul “tesoro francese”, ovvero il vino.

Ci sono svariati articoli interessanti, ma come donna ho pensato per il momento di tradurre liberamente questo, scritto da Franck Dedieu. Trovo suggestivi l’amore e la passione con cui Caroline Frey si prende cura dei vigneti affidati da padre, trovo suggestivo che ancora una volta, il concetto di cura heideggeriano, responsabilità verso il mondo e le cose.