Il mio Grand Tasting tutto italiano al Carrousel du Louvre a Paris

L’Italia del Grand Tasting

Entrare al Carrousel du Louvre é sempre un’emozione, anche quando si sbaglia fermata della linea 1 e corredate  di tacchi si deve camminare sui “sampietrini” bagnati per circa un 1 km, ma fa pârte del gioco…

In ogni caso alle 18 sono entrata, ho lasciato il mio cappotto nello spazio dedicato, dove ho incrociato Julien Pichoff di taste-a-wine, che mi ha consigliato la degustazione di uno Champagne allo stand 53 che, visto che l’aveva già fatto lui, non ho degustato 😉
Il tempo era poco, quindi ho deciso di concentrarmi sullo spazio dedicato agli italiani, naturalmente dopo aver salutato Miss Vicky che non ha mai smesso di amoreggiare con le seducenti bollicine di Reims.
Mi sono munita di macchina fotografica sufficientemente equipaggiata (che non so assolutamente usare), di sorriso e di voglia di conoscere questi produttori che nella Ville Lumière si sono illuminati.
Ho scattato numerose foto, alcune passabili, altre orribili e altre ancora inqualificabili, prova reale che non é l’obiettivo che fa il fotografo.   Dovevo  ricordarmi le etichette, che in qualche caso ho trovato veramente deliziose.
Come quella del “Langhe Rosso” di Roagna per esempio, dove l’impronta digitale diventa segno dell’anima del vino.
Il vino é sensazione, storia, cultura, emozione… ma anche immagine e memoria… nella semiotica della marca l’etichetta, é banalmente ma fondamentalmente il biglietto da visita, é la prima cosa che ti ricordi quando devi scegliere un vino tra tanti, come il logo per i prodotti in generale o l’inconfondibile quanto ormai detestata Nokia Tune di Francisco Tarrega…
Wittgenstein diceva che “di cio’ di cui non si puo’ parlare si deve tacere”, ovviamente era riferito all’incommensurabilità della conoscenza poetica e scientifica, ma trattandosi di una massima che mi piace, ho deciso di adottarla nel senso di sospensione del giudizio laddove questo non sia favorevole.
Il vino è un concentrato di terra e persone… a volte le mie papille gustative faticano a distinguere gli aromi, ma i miei occhi ricordano le persone…
Ripeto, il vino è un concentrato di luogo (più propriamente topos) e sentimenti umani…
Di chi mi ricordo?
Allora, entrando e volgendo lo sguardo a sinistra ho incontrato i gentilissimi Domenico Ocone e Nicola Pastore, che mi hanno fatto degustare un ottimo Aglianico del Taburno, passando per il delizioso Falanghina che ha viziato il mio palato con note di mango e avocado. Amante dei vini bianchi e dei rossi “rondes”  mi sono soffermata piuttosto sul secondo dei due, per poi cogliere l’occasione di parlare dell’Aglianico del Vulture, dell’Azienda agricola l’ Arcera che spero di degustare molto presto. Gary Vaynerchuk in una della sue puntate della Wine Library ha degustato svariate bottiglie di Aglianico, vino molto apprezzato negli Usa.
Ocone: la selezione al Grand Tasting
Poi, dalla Campania alla Toscana, passando per il Veneto, sono giunta in Piemonte, dove ho incontrato Enrico Tomalino, sorridente, gentile e cortese,  come il vigneto da cui deriva il delicato ma strutturato Montessora 2009 de La Giustiniana, vino che consiglio di tutto cuore, e che non mancherò di degustare ancora.  Ho apprezzato molto anche il “Nostro Gavi” del 2007, ma era già troppo deciso per un’indecisa come me 😉
La Giustiniana al Grand Tasting
Come possiamo comunicare davvero il vino creando valore e “brand content”?
Come si possono creare conversazioni con i potenziali consumatori?
Essere gentili e professionali è un primo enorme ed irrinunciabile passo, anche quando la persona di fronte non è un buyer o un soggetto a vocazione prettamente economica e commerciale.
Un grazie a Ocone e La Giustiniana per aver impiegato il loro tempo ad arricchire il mio bagaglio gustativo e intellettuale.
Alla prossima degustazione!
ps. seguirà pubblicazione di altre foto sul mio account vinix