Ecco un piccolo articolo, poco pertinente con il Social Media Marketing o con la comunicazione non convenzionale, ma ugualmente interessante, soprattuto perchè parlo di un produttore italiano.
Innanzitutto una domanda:
Che cos’è il Wine Innovation Forum del Sial?
E’ un Forum (come dice il nome stesso) dedicato al vino che propone un incontro con alcuni brand vinicoli mondiali particolarmente efficienti nel campo dell’innovazione. Se l’anno scorso il focus era l’innovazione in termini di comunicazione, quest’anno è stato l’etica e la sostenibilità.
Oggi come mai prima la sostenibilità e l’etica tuttavia si sono trasformate in molti casi, sfortunatamente, in efficaci strumenti di comunicazione, il greenwashing costituisce una problematica di portata non indifferente. Per questo, cercare di “sviscerare” le reali pratiche di sviluppo sostenibile e le motivazioni che hanno spinto ad adottare tali pratiche, credo possa essere un valido supporto per distinguere chi non limita la propria etica ad un travestimento da esposizione.
In tale occasione sono intervenuti marchi come ad esempio Veuve Cliquot, del noto gruppo LVHM, ma anche l’italianissimo Gruppo Italiano Vini che su vitisphere.com , una delle più grandi ed affidabili referenze on line del settore, è citato nella ricapitolazione delle migliori pratiche etiche, le più originali.
Christian Scrinzi, direttore enologico di Gruppo Italiano Vini ha sollevato un paio di questioni a mio avviso davvero rilevanti. Tutti, o quasi, quando intendono il termine “sostenibilità” in termini di impatto ambientale ed energetico, raramente si soffermano sull’interezza del termine, sull’accezione prettamente sociale che tale termine ha.
Senza voler polemizzare, (o forse si) a volte mi pongo la questione che segue: quanti Grandi Gruppi industriali o di comunicazione hanno creato o creano un dipartimento cosiddetto “sostenibile”, dove si tratta di risparmio energetico, riutilizzazione, raccolta differenziata, senza poi però far corrispondere queste pratiche eteronome di cura dell’ambiente ad una pratica autonoma di rispetto della persona che si esplicita nell’equità dei contratti di lavoro?
Bref…
Tornando a Gruppo Italiano Vini, il discorso sulla sostenibilità viene riassunto da vitisphere.com cosi : meno precarietà, più sostenibilità. Vino, Uomo, Territorio. La filiera viticola italiana è svantaggiata in termini economici, con dei vini che vengono acquistati spesso sottocosto, dei viticoltori mal pagati, delle attività che lentamente vanno sparendo la comparsa di “non professionisti” sul campo. Questa precarietà minaccia fortemente la sostenibilità della filiera, perchè impedisce la produzione di vini di qualità, e ciò mette davvero in gioco il nostro modus vivendi, poichè troviamo vigneti in ogni regione della penisola, più che in Francia.
Fatta questa constatazione, il Gruppo Italiano Vini ha progettato di ripensare la filiera per non limitarsi a seguire la domanda di un mercato mondiale più propenso ad accogliere vini tecnologici ma poco remunerativi à lungo termine. Tale riflessione, sopraggiunta agli inizi del 2000, ha riguardato diversi momenti del processo di produzione, dalla vigna alla cantina, ma senza successo all’interno della filiera, in ragione probabilmente delle abitudini, come per il mercato e soprattutto di un deficit comunicativo interno ed esterno.
In un secondo tempo, è stata elaborata un’ulteriore riflessione, che affronta la vigna come un bacino di biodiversità (sotto l’aspetto ambientale) e altresì la qualità sotto l’aspetto della sostenibilità,che integra l’aspetto organolettico dei vini, le norme di sicurezza alimentare, il problema dell’ambiente e soprattutto le condizioni di lavoro dei collaboratori.
Il tutto deve essere sostenuto da uno sforzo di carattere commerciale, per assicurare una valorizzazione dei prodotti creatrice di valore per i produttori.
Il vino proposto in degustazione in occasione del forum è stato un Chianti Classico Riserva La Salvanella 2006, particolarmente significativo in questo contesto, nonché primo vino di Toscana a portare in etichetta il vigneto di provenienza, ma la cosa più interessante è che si tratta di un “vino vero”, prodotto senza l’aggiunta di additivi enologici ad eccezione della So2.
Veramente un vino eccezionale, un’eccellente carta da visita per il Nostro Paese.